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Informazioni e disegni estratti dall’analisi storico-architettonica allestita nel gennaio 2002 dall’arch. Tita Carloni. Disponibile presso la Cancelleria comunale.
Case Martella-Maderni
XIV-XV secolo
Nel novembre 1678, Antonio  Porta, architetto, ritornato in patria dalla Boemia, acquistò da Anna  Regina Martella-Maderni le case e il viridario (giardino-orto) situati  nella parte bassa del paese di Manno, con l’intento di farne la propria  dimora.
 Le case Martella-Maderni erano due o tre casette  “medioevali” di tipo diffuso nei nostri villaggi, con proporzioni simili  a quelle di un doppio quadrato separate tra loro da stretti “vicoli”.
 Al piano terreno inferiore vi erano le stallette, al piano terreno  superiore o forse su un primo piano con un collegamento esterno,  l’abitazione.
 
				Casa Antonio Porta
XVII secolo
La trasformazione delle case  Martella-Maderni ebbe inizio dieci anni dopo, nel 1688. Le due casette  medioevali a valle furono riunite in una sola, incorporando tutte le  murature esistenti e divennero l’ala nobile dell’edificio.
 Verso il  paese il Porta aggiunse un’ala con locali destinati ad un uso rustico, o  ad abitazione di servitori e massari, e a depositi per i prodotti della  campagna.
 L’ala nobile comprendeva un piano cantina , un piano  terreno e un primo piano destinati all’abitazione. In alcuni locali del  piano cantina, destinati molto probabilmente a stalle che ospitavano i  cavalli più belli, furono introdotte delle belle volte a crociera in  mattoni. Negli altri locali, tutti voltati a botte, si suppone venissero  conservati vini, salumi, formaggi, frutta e così via.
 Al piano  terreno vi era un bel portico d’ingresso dal quale si entrava  nell’atrio, con scala rampante verso il piano superiore; nell’ala sud i  locali maggiori con soffitti a cassettoni in legno tuttora esistenti  mentre nell’ala nord i locali di minore importanza sempre con bei  soffitti lignei.
 Dalla scala si accedeva all’elegante loggiato  aperto, con una serie di cinque colonnette ioniche, che dava accesso  alle stanze pure coperte con soffitti lignei in vista.
 
				Casa Francesco Porta e Gioconda Canonica
XVIII secolo
Dopo la morte di Antonio Porta,  la casa fu abitata da varie generazioni di discendenti. Con il  matrimonio di Francesco Porta e Gioconda Canonica, la casa venne  sistemata a nuovo. L’ala ovest, prima ala rustica, divenne una sorta di  palazzina neo-classica. Scomparvero i loggati e la facciata si presentò  con tre file di finestre e un balcone al centro.
 Venne quindi creato  il grande solaio a loggati sopra l’ala sud per depositare ed essiccare i  prodotti della campagna. Le sette arcate del nuovo loggiato hanno un  ritmo proprio perfettamente regolare, senza relazione con gli interassi  delle finestre dei piani sottostanti. Questo disegno molto rigoroso fa  pensare alla mano di Luigi Canonica, grande architetto ticinese e  milanese, fratello di Gioconda e cugino di Francesco.`
 Luogi  Canonica fu molto legato alla casa di Manno, prova ne è il fatto che  alla sua morte, avvenuta nel 1844 l’eredità passò per suo volere ai  Porta. Il busto marmoreo, molti disegni, la biblioteca, il bel camino  della sala grande ed altri beni furono trasferiti a Manno, gelosamente  conservati sino ai giorni nostri.
 Sembra che nel 1799 il generale  Alessandro Sivaroff soggiornò nella Casa Porta prima di prendere il  cammino con le sue truppe in direzione delle Alpi: Casa Porta era dunque  a quell’epoca una delle dimore maggiori della vallata del Vedeggio.
 
				Casa Fraschina-Cattaneo
XIX secolo
Francesco Porta, ingegnere  formatosi in Italia, lavorò come assistente per Luigi Canonica e alla  morte di quest’ultimo tornò a Manno per alcuni anni prima di partire per  il Brasile a costruire ferrovie. A lui si deve il rilevamento e la  stesura della prima mappa comunale di Manno.
 Il Porta fece chiudere  il loggiatino al primo piano, sopra il porticato per ricavarne tre  stanzette di piccola dimensione. Forse anche la chiusura delle finestre  dell’ala sud sono opera sua.
 La torretta “neo-gotica” dell’ala  ovest, che venne ad accostarsi piuttosto male contro l’elegante  facciatina neo-classica, dovrebbe essere un intervento tardo  ottocentesco.
 Questi interventi segnano l’inizio di una separazione  dell’edificio in due ali distinte, con schemi distributivi propri: l’ala  sud abitata dalla famiglia Fraschina, che ha conservato intatti  struttura e arredi, e l’ala nord-ovest dove risiedeva la famiglia  Cattaneo, nella quale sono state apportate modifiche per permetterne  l’abitazione fino al 1998.
