Vicende storiche del Comune
Origine del Nome e Stemma
La presenza romana si riscontrerebbe nell’origine stessa del nome del comune, che deriverebbe da manuculus, sinonimo di manipulus, unità di legione romana, probabilmente distaccata nella località oggi denominata al Castello*, e anticamente Manno di sopra. Nella zona si ergeva infatti una castellanza, che si presume facesse parte del sistema difensivo della vallata del Vedeggio, che dal castello di Bironico giungeva sino alla Rocchetta di Ponte Tresa. Lo stemma di Manno riporta un’arma “inquartata: il 1° di rosso ad una mano appalmata d’argento, il 2° e il 3° di nero, il 4° di rosso al colmo d’argento”.
Castello*
In un documento del 1298 viene menzionato il toponimo “ad Torrigiam”.
A sud-ovest di Manno su uno sperone roccioso sono visibili pochi avanzi di un castello che si potrebbe ipotizzare essere quello citato. Sul lato verso la montagna sono inoltre riconoscibili i resti di un muro di cinta; nessuna traccia invece di strutture interne.
Immagine dell’Archivio Comunale: vecchio stemma Comunale risalente al 1700.
Comune
Manno si fregiava del titolo di Comune già a partire dalla prima metà del XV secolo. Ma la comunità o comunanza non erano il comune politico attuale.
Solamente nella prima metà dell’ottocento, in seguito alle vicende storiche e politiche cantonali, Manno diventava a pieno titolo comune politico e si dotava di un regolamento il 17 agosto 1815.
Già in quel periodo il Municipio era composto dal sindaco e da quattro municipali che disponevano dei servigi di un segretario, un esattore comunale e quattro campari; funzionari quest’ultimi che vigilavano sui pascoli pubblici e privati, reprimendo il vago pascolo.
Storia
Il territorio di Manno era compreso nella pieve di Agno: “La parte inferiore della valle del Vedeggio era divisa longitudinalmente dal letto paludoso del fiume. Perciò solo il pendio occidentale apparteneva alla pieve di Agno, quello orientale a Lugano. Solo a sud, dove il lago rende nuovamente possibile una comunicazione, la pieve di Agno penetra nel Luganese, estendendosi verso le alture di Muzzano e Montagnola. Nella valle del Vedeggio stessa le relazioni si svolgono tra i paesi del piano e quelli sui pendii. Bedano e Manno sono strettamente legali ad Arosio, Bosco a Cademario, Bioggio a Gaggio”.
Nel 1298 il capitolo della cattedrale S. Maria Maggiore di Como vi risultava proprietario di beni, comprendenti quattordici masserie. Il vescovo di Como disponeva di diverse proprietà nel territorio della pieve di Agno “che in parte beneficiava a parecchi vassalli e in parte concedeva in affitto. Le decime della valle del Vedeggio, da Torricella fino ad Agno, erano, verosimilmente, per la maggior parte possedute dal vescovo ma erano assai frazionate. Alcune quote appartenevano ai feudi rurali, così a Torricella, Bedano, Gaggio; altre venivano infeudate separatamente come a Bioggio e a Manno; ma ancora moltissime rimanevano alla Mensa, che di regola la riaffittava d’anno in anno, separate oppure raggruppate”. A Manno affittava per la maggior parte terreni di pascolo. La famiglia milanese Canis, che intorno al 1200 aveva acquistato i beni nel Sottoceneri del Monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, poi in gran parte rivenduti, manteneva dei possedimenti a Manno. Vi si trovavano feudi anche della famiglia Rusconi. Nel 1335 risultava distinto in due nuclei, Manno inferiore e superiore. Sopra Manno, nell’attuale località al Castello, si trovava un castello, elemento del sistema difensivo della Valle del Vedeggio: “Seguitando il corso del Vedeggio partendo da Manno, sopra questo villaggio verso la montagna vi sono ancora le fondamenta di un castello detto di Manno”. Manno manteneva profondi legami con Bedano e Gravesano, comunità con cui condivideva la parrocchia, e con le quali era compresa nella castellanza di Grumo. Nella prima metà del XV secolo si era già costituito come comune e forniva al duca di Milano 8 soldati e materiale da guerra.
Le liti con le comunità vicine erano spesso generate da conflitti territoriali, come nel caso della petizione inoltrata nel 1627 da abitanti di Arosio e Mugena, che possedevano dei fondi nel territorio di Manno e non erano benvoluti da quelli del paese, o nel 1770 quando, durante un’assemblea della vicinanza di Manno, venne proposta una scomunica per quelli di Gravesano, con i quali era in corso un contenzioso relativo ai confini. Nel 1757 Manno, insieme ad altri tredici comuni, firmò una convenzione col comune di Bioggio in merito ai diritti di pastura esercitati nel piano di Bioggio. Pochi anni dopo, nel 1769, Manno e Gravesano conclusero un arbitrato in merito al tagliar legna, stramare e pascolare.
Nel settembre 1799 il passaggio dell’esercito russo capitanato dal generale Suvarov interessò anche il territorio di Manno, come testimoniano alcuni cimeli conservati a Casa Porta, quali la tazza da cui avrebbe bevuto il principe Costantino.